Energia in vibrazione
“La funzione dell’arte è trasformare quello che ci succede in simboli, in musica,
in modo che l’esperienza resista e si trasmetta nella memoria degli uomini.”
(Jorge Luis Borges)
John Biguenet scrive che il ritratto fotografico è il “distillato del silenzio del soggetto“.¹ E se invece non fosse sempre così? Se ci fosse una modalità espressiva per rendere un ritratto evocativamente “sonoro”?
È di SUONO che vi parlo in questo articolo, e lo faccio dialogando con Franca Grimaldi : speaker, insegnante di dizione, e consulente vocale.
Non è la prima volta che scrivo di questo tema sul mio blog: già nel mio precedente articolo avevo raccontato come il mio percorso fotografico fosse probabilmente molto legato alla mia esperienza con l‘iperacusia. Franca si occupa del suono che parte da dentro, ma – come lei stessa suggerisce – non dovremmo pensare soltanto in maniera “settoriale”. Il dentro e il fuori lavorano in simbiosi. (Capirete meglio che cosa intendo dire nelle prossime righe.)
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Siamo nel confortevole soggiorno di Franca, e iniziamo subito a parlare di VOCE. Franca mi racconta come la voce sia l’indicazione del nostro benessere, qualcosa che si può modificare nel corso degli anni in seguito a vizi posturali, traumi, tensioni emotive e fisiche. Mi parla di quanto il respiro sia importante e di come, da bambini, nasciamo con voce diaframmatica per poi, per i motivi elencati prima, perdere il contatto con la nostra voce. “Se lavori sulla tua voce – mi spiega – lavori anche sul tuo stato interiore.”
“La VOCE evoca, rende presente quello che è assente.
La voce è energia in vibrazione.”
Le accenno alla mia particolare condizione uditiva, e nel raccontarle di alcuni percorsi fatti alla ricerca di una terapia, richiamo il dottor Alfred Tomatis, medico otorinolaringoiatra francese inventore dell’Orecchio Elettronico², che scopro essere da lei apprezzato e ben conosciuto. Possiede infatti diversi testi di questo autore, e ci soffermiamo per un istante sulle sue teorie. Il dottor Tomatis sosteneva che “la voce contiene solo le frequenze che l’orecchio è in grado di percepire”. “Proprio così“, afferma Franca, “noi parliamo come ascoltiamo. Parliamo, e ascoltiamo, con tutto il corpo.” Mi dà una dimostrazione del “suono osseo”, e mi sottolinea l’importanza della ricarica della corteccia cerebrale attraverso i suoni armonici. “Il cervello ha bisogno di energia sonora. Noi cantiamo solo quando siamo felici, invece dovremmo cantare perché attraverso il canto ci ricarichiamo.”
Mi chiedo se la dieta sonora imposta dall’iperacusia abbia quindi ripercussioni sullo stato energetico della persona, e in quale modo si possa supplire alle privazioni in termini di volume, ma anche di certe specifiche frequenze. Nel riflettere su questo aspetto, penso di passare a parlare del tema del CORPO.
Così importante in tutti i meccanismi di ascolto, di percezione e di emissione del suono, il corpo è uno “strumento sonoro” prezioso di cui spesso, forse, non siamo pienamente consapevoli. Lo yoga, il pilates, il tango, il qi gong, la tecnica di meditazione mindfulness: tutte queste discipline mi hanno fatto scoprire modi diversi di sintonizzare il mio corpo con il respiro, l’ascolto, le vibrazioni della musica. Seguo i commenti di Franca sull’argomento con interesse. “Se riusciamo ad usare la nostra voce facendo vibrare il nostro corpo, riusciamo a ricaricarci e anche a ricaricare gli altri. Nella nostra voce, noi portiamo tutto quello che siamo.” Dalla postura di ascolto, alle discipline che prevedono esercizi per ricaricare il nostro corpo con la voce, ribadisce l’importanza che quest’ultimo ha per il nostro benessere.
Condividiamo alcuni personali esperienze, e arriviamo a dedicarci al SILENZIO. Mi sembra bello aprire questa finestra sul silenzio con le parole di Miles Davis: “La vera musica è il silenzio e tutte le note non fanno che incorniciare il silenzio.”
Abituata ad acufeni costanti da ormai diversi anni, per me il silenzio è solo un ricordo. Ma un pensiero mi conforta, ed è quello che in realtà il silenzio assoluto non esiste. E Franca me ne dà conferma sicura. “Non ci troviamo mai in una condizione di assoluto silenzio, vero?” “Il silenzio non può esserci, perché tutto vibra e tutto ha un suono.” Parliamo quindi dell’importanza delle pause, e della difficoltà generale delle persone a stare con il silenzio. Scrive Mario Brunello³: “[…] sentiamo il bisogno di amalgamare tutto con la musica di sottofondo. […] una salsa indistinta che omologa tutti i gusti, presente ovunque…” “il silenzio è visto spesso come un vuoto, come una probabilità di smarrirsi nella mancanza di suoni.” Si cerca infatti compulsivamente di spezzarlo, per sfuggire al disagio. Profonde, e centrate, le parole di Franca a questo proposito:
“Il silenzio viene percepito come un vuoto quando abbiamo paura di guardarci dentro. Se noi siamo in contatto con le nostre emozioni, con il nostro centro, non abbiamo paura di stare in silenzio. Nel silenzio c’è l’ispirazione.
Il silenzio ci permette di stare nel qui ed ora.”
Alla fine della nostra chiacchierata, le chiedo se ha un suo luogo preferito per meditare, per meglio apprezzare il silenzio o il suono, e mi confessa che ama molto il mare, specie nelle sue ore più calme e solitarie. L’altro luogo dove ama recarsi è il suo “angolo meditativo” di casa, al quale mi conduce. E in questa piccola oasi spirituale le scatto qualche foto prima di salutarci.
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“Io credo che gli incontri non siano mai frutto del caso”, mi aveva detto Franca al telefono quando l’avevo contattata. Lo credo anch’io.♦
¹ da “Elogio del silenzio”, di John Biguenet
² Metodo Tomatis®, sito web: tomatis.com
³ da “Il Silenzio”, di Mario Brunello